Ovodonazione (Ricezione di ovociti)

La fecondazione eterologa spiegata semplice

Cosa è l’ovodonazione?

La ricezione ovocitaria è una tecnica di riproduzione assistita nella quale il gamete femminile è messo a disposizione da una donna diversa da quella che riceverà l’embrione. Si tratta di un ciclo di FIV nel quale si fecondano gli ovociti della donatrice con il seme del partner della ricevente.

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Quando è indicata l’ovodonazione?

La ricezione di ovociti è indicata quando:

  • Non si dispone di ovuli propri (la paziente è in menopausa, naturale o indotta da trattamenti medici o chirurgici quali tumori o altre problematiche…).
  • Vi è un possibile rischio di trasmissione di malattie ereditarie.
  • I gameti sono di scarsa qualità (donne con età superiore ai 45 anni, insufficienza ovarica occulta, cicli di FIV con esito negativo, aborti ripetuti…).
    Per realizzare questo trattamento a Fertilab, l’età massima della ricevente è di 50 anni qualora venga confermato il suo buono stato di salute.

 

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Cosa dice la legge spagnola e italiana?

La legge spagnola autorizza e disciplina la donazione di ovociti mediante la Legge 14/2006 in materia di tecniche di riproduzione assistita e con il Regio Decreto 412/1996.

In Italia, infatti, solamente le coppie eterosessuali, sposate o conviventi e con entrambi i partner in vita, possono accedervi. Le donne single e le coppie omosessuali non possono farne ricorso. Stando a quanto stabilito dai giudici della corte Costituzionale, diventare genitori è un diritto di qualsiasi coppia.

Leggi l’approfondimento sulla legislazione italiana.

 

Come selezioniamo le nostre donatrici?

La selezione delle donatrici si realizza rispettando criteri medici molto severi. La legge stabilisce che le donatrici devono essere donne di età compresa tra i 18 e i 35 anni, in buono stato di salute fisica e mentale. Dopo aver analizzato i propri risultati per fascia di età, Fertilab ha stabilito che l’età massima delle donatrici non deve superare i 32 anni. Otteniamo ottimi risultati perché l’età media delle nostre donatrici è di 26 anni.

La donatrice compila un questionario sulla sua storia personale e familiare evidenziando quelle patologie che possono avere una componente ereditaria. La candidata si sottopone ad un test della personalità, ad un colloquio con la psicologa e ad una visita ginecologica che comprende: esame dello stato di salute generale, test genetici, tampone vaginale e cervicale, ecografia vaginale, analisi del sangue per determinare il gruppo sanguigno e il cariotipo, per conoscere lo stato ormonale , se è portatrice di fibrosi cistica e per escludere malattie infettive (epatiti B e C, HIV, sifilide…).

La donatrice firma un consenso scritto mediante il quale si impegna a donare i propri ovociti e rinuncia a conoscere l’identità della ricevente.

 

Come viene assegnata la donatrice?

L’assegnazione della donatrice viene effettuata dal centro, garantendo la massima somiglianza fenotipica e immunologica tra la donatrice e la ricevente (garantiamo la somiglianza del fenotipo e del gruppo sanguigno). Le uniche informazioni che si comunicano alla ricevente riguardanti la donatrice sono quelle rilevanti per il controllo della gravidanza (età, gruppo sanguigno e fattore RH).

Come si realizza la tecnica di ovodonazione?

Fertilab realizza cicli di ricezione ovocitaria in modalità asincrona con ovuli in fresco.

 

Ciclo asincrono

La paziente non viene sincronizzata con la donatrice ma gli ovociti preferentemente freschi sono fecondati con il seme del partner o del donatore e gli embrioni migliori saranno vetrificati e trasferiti in un secondo momento.

 

Risultati clinici 2019-2020:

  • Ovodonazione (Transfer blastocisti asincrono (freeze all)): 86,2% nascite per ciclo (bambino a casa)
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Quanto costa il trattamento?

Ovodonazione (Ricezione di ovociti)

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Ulteriori approfondimenti sull'ovodonazione

Nell’ambito delle metodiche di procreazione medicalmente assistita (o PMA) è possibile trovare anche l’ovodonazione (o donazione di ovociti) il cui termine scientifico più corretto è fecondazione eterologa con ovodonazione. Mediante questa procedura medica, una coppia che ha problemi di fertilità può avere un figlio grazie agli ovociti di una donatrice.

 

Si tratta della tecnica “parallela” a quella della donazione di liquido seminale. In questo caso, infatti, vengono utilizzati, come gamete esterno alla coppia, gli ovociti femminili ed è per questo che ci si riferisce a questo genere di tecniche con il nome di “fecondazione eterologa”. Uno dei due gameti è esterno alla coppia, mentre l’altro è interno; in questo caso, il gamete interno alla coppia è il seme maschile. Gli ovociti vengono prelevati dalla donatrice attraverso un intervento chirurgico chiamato puntura follicolare o prelievo.

 

Dopo la fecondazione in vitro, l’embrione viene impiantato nell’utero della donna della coppia (che viene opportunamente preparato con farmaci appositi somministrati o in forma orale o transdermica o vaginale) e si dà avvio alla gravidanza. La donatrice dev’ essere consapevole di ciò che sta facendo e deve donare spontaneamente i propri ovuli, con lo scopo e il desiderio di permettere a una coppia di avere un figlio. Per essere certi del suo ottimale stato di salute generale, deve inoltre essere sottoposta ad alcuni esami specifici.

 

 

Perché ricorrere all’ovodonazione e usare gli ovociti di un’altra donna

Ci sono diversi motivi per i quali ricorrere all’ovodonazione. Quello principale è sicuramente una difficoltà della coppia a concepire e ad ottenere una gravidanza. Uno dei fattori che incide enormemente sulla fertilità della donna è l’età. Superati i 35 anni, la fertilità diminuisce gradualmente, mentre, superati i 44 anni, le possibilità di avere una gravidanza e poi di partorire un bambino sano calano in maniera significativa.

Un altro motivo è la bassa riserva ovarica che causa una scarsa produzione di ovociti, di conseguenza, anche procedendo a una stimolazione ovarica per una PMA autologa, si avrebbero poche probabilità di ottenere ovociti e di iniziare una gravidanza. Anche interventi chirurgici passati, trattamenti chemioterapici o tumori che si sono irradiati nelle pelvi potrebbero causare una riduzione nella produzione di ovociti, per via di lesioni totali o parziali delle ovaie; i fallimenti ripetuti di PMA sono un’ulteriore indicazione per procedere con l’ovodonazione.

Alle volte capita che non si riesca a dare una spiegazione plausibile per continui fallimenti della PMA, pertanto, potrebbe esserci un danno nascosto della qualità degli ovociti. In alcuni casi, potrebbe essere necessario sostituire non solo gli ovociti, ma anche gli spermatozoi. La menopausa precoce (chirurgica o genetica) porta a non produrre più ovociti e quindi è consigliabile usare gli ovociti di una donatrice. Tra le cause più rare in tal senso, possiamo trovare anche delle anomalie genetiche o infettive e numerosi aborti ripetuti.

 

Ovodonazione in Italia: è legale? Cosa dice la legge

In Italia la procedura di fecondazione eterologa con donazione di ovociti (e tutte le tecniche di fecondazione eterologa) è arrivata abbastanza di recente. La legge numero 40 del 2004 vietava espressamente le tecniche di fecondazione eterologa. È stata la sentenza della Corte Costituzionale del 09/04/2014 a rimuovere tale divieto, considerandolo illegittimo; di conseguenza, la donazione di ovociti è legale in Italia, così come la donazione di sperma. Si tratta di una procedura aperta a coppie eterosessuali (di sesso diverso) maggiorenni e sposate o conviventi da più di un anno.

 

Un problema che è sorto nel nostro Paese, però, è quello della mancanza di donatrici. La donazione, sia in Italia che a livello europeo, avviene a titolo gratuito (non viene corrisposto alcun compenso economico, questo per evitare il commercio di ovuli e seme) e volontario. Pertanto, non è semplice trovare donne che siano disposte a sottoporsi a cure ormonali e a un intervento chirurgico leggermente invasivo per donare i propri ovociti.

Per ovviare a questa difficoltà, in Italia si prosegue per due vie: la prima è la condivisione di ovociti (o egg sharing) in cui una donna che si sottopone a un ciclo di fecondazione omologa (con i suoi ovociti e con il seme del proprio partner) decide di donare a un’altra donna i suoi ovuli in eccesso; la seconda è quella di acquisire gli ovuli da banche estere, stipulando opportuni accordi con esse. Dati i problemi e i ritardi che possono incorrere nel nostro paese per sottoporsi a tale procedura, alcune coppie decidono di andare in paesi esteri come la Spagna, che sono più all’avanguardia relativamente a queste metodiche.

 

Quali sono i requisiti della donatrice e come viene selezionata

Per garantire la massima qualità degli ovociti da impiantare nella ricevente, così da ottenere una gravidanza, le donatrici devono avere determinati requisiti fondamentali per poter essere sottoposte al prelievo degli ovuli. Il primo fatto da tenere in considerazione, come abbiamo potuto comprendere in precedenza, è proprio l’età.

 

 

 

L’età della donatrice dev’ essere infatti compresa tra i 20 e i 35 anni e la sua funzione ovulatoria deve essere normale. Inoltre dev’ essere in ottime condizioni di salute sia fisiche che psicologiche e non deve presentare malformazioni o malattie genetiche, ereditarie o congenite. La donatrice deve anche accettare di sottoporsi ad un esame ginecologico per valutarne la fertilità e alle analisi del sangue. La donazione avviene poi in forma totalmente anonima e volontaria.

Quando si deve selezionare la donatrice di ovociti, poi, si valutano alcuni fattori (oltre a quelli già elencati in precedenza). Infatti, è opportuno effettuare una procedura che viene chiamata “matching”, o abbinamento, come stabilito dalle linee guida per la fecondazione eterologa. Per prima cosa, è opportuno che il gruppo sanguigno della donatrice e della coppia ricevente siano compatibili. In più, vanno garantite le stesse caratteristiche in relazione all’etnia, al colore della pelle e ad altri fattori di somiglianza con la coppia, in modo tale da favorire l’integrazione familiare del nuovo nato.

 

Perché una donna decide di donare gli ovociti: eventuali rischi

Tante donne decidono di donare gli ovuli per fare un gesto altruistico nei confronti di altre donne e realizzare il loro desiderio di diventare madri. Pertanto, questo gesto si può comparare a quello della donazione di altri tessuti oppure organi corporei (come il sangue, le cellule staminali, ecc.). Avere un figlio può fare bene anche al benessere psicologico di una persona ed è questo che spinge molte donne a donare i propri ovociti. In più, si tratta di un gesto anonimo effettuato nella totale tutela della privacy.

C’è chi si chiede se donare gli ovociti può ridurre la fertilità della donna, ma non è proprio così. Sappiamo che le donne nascono con una determinata quantità di ovociti che vengono disgregati nel tempo. Questa distruzione avviene spontaneamente già nella fase pre-puberale, ma continua anche dopo la pubertà.

Ogni mese un solo ovocita viene portato ad ovulazione, ma nel mentre ne vengono persi altri. Quindi, questa perdita fisiologica di ovociti, porta alla menopausa. Di conseguenza, sottoporsi a stimolazione ovarica per ovodonazione, porta a far maturare altri ovociti che normalmente andrebbero persi e non a far diminuire la riserva ovarica. Per quanto riguarda i limiti alla donazione di ovociti, ogni donna può far nascere al massimo 10 bambini con i propri ovuli.

 

Come si crea il legame madre-figlio dopo l’ovodonazione

Alcune donne sono restie a sottoporsi alle procedure di ovodonazione perché ha un impatto emotivo molto forte su di esse e temono di non riuscire a riconoscere e ad accettare questo figlio come loro. In realtà, i centri di fecondazione assistita cercano in tutti i modi di garantire la migliore compatibile tra le caratteristiche degli ovuli della donatrice e quelle della coppia ricevente.

Per legge, comunque, la coppia non può scegliere le caratteristiche della donatrice, ma viene loro assicurata una compatibilità relativamente a: gruppo sanguigno, altezza, tipo e colore di capelli, colore di occhi, etnia, nazionalità e carnagione. Alcune procedure matematiche riescono a ricostruire il volto della donatrice e quello della ricevente per verificarne le somiglianze (questo senza inviare foto reali, sempre a tutela della privacy e dell’anonimato).

Inoltre, negli esseri umani non esistono solo le variabili genetiche, ma anche quelle cosiddette “epigenetiche”. I geni di una persona possono essere “attivati” o “disattivati” in base al contesto in cui si trovano ed è ciò che succede anche durante la gravidanza. Dunque, nei mesi di gestazione, la madre potrà, con il proprio stile di vita e le proprie sensazione, “modificare” il proprio bambino e sentirlo sempre più vicino e affine a lei.

 

È possibile risalire alla donatrice? O che la donatrice trovi il bambino?

Un requisito fondamentale per la donazione di ovuli è il totale anonimato, sia per la donatrice, che per la coppia. La donatrice non potrà in alcun modo rintracciare la coppia, o le coppie, che ha utilizzato uno dei suoi ovociti e non potrà entrare in contatto con il loro bambino o la loro bambina. Ciò è valido anche viceversa. Il bambino non riuscirà mai a conoscere l’identità della donatrice, ma potrà essergli spiegata tutta la procedura medica che ha portato a farlo nascere e che, nel modo, c’è una donna che ha voluto aiutare lui, o lei, e i suoi genitori a farlo venire al mondo.

 

Come si esegue l’ovodonazione: le fasi della procedura

Per eseguire la tecnica di FIVET con ovodonazione, bisogna effettuare due procedure fondamentali: il prelievo degli ovuli dalla donatrice e la preparazione dell’utero e dell’endometrio della ricevente. Come già anticipato, in ogni ciclo la donna generalmente produce un solo ovulo, pertanto, la donatrice viene sottoposta a una stimolazione ovarica controllata per ottenere più ovociti.

Le vengono somministrati degli ormoni (gli stessi che controllano il ciclo mestruale “classico) in dosi più alte, così da far maturare più ovociti. Generalmente si riescono a ottenere circa 10 o 12 ovociti. Questo processo richiede all’incirca 10/12 giorni. In questo periodo la donatrice viene monitorata dal punto di vista ecografico, così da verificare il numero e le dimensioni dei follicoli. Fatto ciò, viene somministrata un’ultima dose di ormoni che porta alla completa maturazione degli ovociti.

Gli ovuli possono così essere raccolti tramite aspirazione transvaginale guidata ecograficamente. Nel mentre che la donatrice viene preparata al prelievo degli ovociti, anche l’utero della ricevente viene preparato all’impianto. Se la donna ha ancora il ciclo mestruale (se è in menopausa non ce n’è bisogno) bisogna farle cessare l’attività ovarica. Per fare ciò, solitamente si una anticoncezionali o una dose analoghi del GnRH.

Poi è possibile preparare l’endometrio ad accogliere l’embrione somministrando farmaci orali oppure cerotti transdermici. Anche la ricevente va monitorata dal punto di vista ecografico, così da verificare le dimensioni dell’endometrio. Si tratta di una fase che dura due settimane circa.

Quando gli ovociti sono pronti, vengono fecondati con gli spermatozoi del partner maschile della coppia. Anche gli spermatozoi vengono accuratamente preparati in laboratorio. Attraverso alcune tecniche (una di queste è la MACS), vengono selezionati gli spermatozoi che hanno una capacità maggiore di fecondare l’ovocita. Gli spermatozoi vengono poi iniettati negli ovuli (in ogni ovulo viene inserito un solo spermatozoo vivo) e si verifica se ci sia stato o meno il concepimento. Dopo circa 2/6 giorni da questa procedura, gli embrioni vengono trasferiti nell’utero della ricevente attraverso una metodica sempre eco-guidata. Il giorno stesso e il giorno dopo viene consigliato riposo e poi si possono riprendere le attività di vita quotidiana, stando attente a sforzi violenti e allo sport. Per confermare la gravidanza dopo 12/14 giorni dalla procedura di impianto è possibile l’esame delle beta hCG o il test delle urine. Dopo ulteriori 15 giorni va eseguita un’ecografia che verifica la presenza della sacca gestazionale e del battito cardiaco.

 

Fecondazione eterologa con ovodonazione: i test di screening

Non solo le donatrici, per verificarne l’idoneità, ma anche la coppia ricevente deve sottoporsi ad attenti screening prima di procedere con la procreazione assistita.

La partner femminile deve sottoporsi a: esami sierologici, (epatite B e C, HIV e TPHA-VDRL) esami del sangue, (emocromo, transaminasi, glicemia, bilirubina) esami della coagulazione del sangue, esami della tiroide, (principalmente TSH e in alcuni casi anche FT3 e FT4) vitamina D, elettroforesi per evidenziale eventualmente anemia mediterranea, ECG, pap-test, ecografia mammaria e tampone vaginale per la ricerca di determinati agenti patogeni.

Il partner maschile deve sottoporsi a esami simili (sierologici, del sangue ed elettroforesi) più a spermiocoltura completa, sempre per la ricerca degli stessi agenti patogeni e ad esami genetici del cariotipo e per la fibrosi cistica.

 

Percentuali di successo ovodonazione: al primo ciclo e successivi

Quello che interessa a tutte le coppie che decidono di sottoporsi alla fecondazione in vitro eterologa con donazione di ovociti è ovviamente di riuscire nel proprio intento: diventare genitori e portare a casa un bambino o una bambina.

Dato che in questa tecnica si utilizzano embrioni esterni selezionati accuratamente, la possibilità di ottenere una gravidanza, già al primo ciclo di trattamento, sono piuttosto alte. Questo proprio perché non ci sono fattori che possano influenzare la fertilità ed il concepimento.

Il tasso di gestazione medio è di circa il 60%, con gravidanza verificata ecograficamente e con presenza di battito dell’embrione. Questo già solamente al primo ciclo di trattamento. La percentuale sale fino al oltre il 90% dopo tre cicli, in cui vengono utilizzati tutti gli embrioni prodotti durante ogni ciclo e in più trasferimenti.

 

Scopri le percentuali di successo dell’ovodonazione in questo approfondimento

 

Eventuali rischi

La procedura di ovodonazione non presenta rischi per la ricevente. Potrebbero sorgere delle complicanze, che non sono però da imputare alla procedura stessa, ma potrebbero dipendere dall’età della donna. Anche per la donatrice non ci sono complicanze, se non qualche fastidio come crampi addominali (simili ai crampi mestruali) e un po’ di sanguinamento vaginale, dovuto all’ago. Anche a lei, comunque, viene consigliato di stare a riposo il giorno successivo alla procedura.

 

Quanto costa l’ovodonazione

Per quanto riguarda, infine, i prezzi dell’ovodonazione, essi dipendono dalla struttura presso la quale ci si rivolge e da tutti i servizi che sono compresi (test di screening, farmaci, ecc.). Si parta comunque da circa 4/5 mila euro a ciclo di trattamento. Fertilab offre anche dei programmi di gravidanza garantita tramite ovodonazione.

 

Domande frequenti sull’ovodonazione

  1. Cosa è l’ovodonazione?
    L’ovodonazione è un trattamento di fecondazione assistita in cui gli ovuli di una donatrice vengono fecondati con lo sperma del partner della ricevente o di uno spermatozoo donato, e l’embrione risultante è trasferito nell’utero della ricevente.

  2. Chi può beneficiare dell’ovodonazione?
    Donne con menopausa precoce, riserva ovarica ridotta, malattie genetiche, o che hanno avuto insuccessi con la fecondazione in vitro (FIV) possono beneficiare dell’ovodonazione.

  3. Come si sceglie una donatrice di ovuli?
    La donatrice viene scelta in base a criteri di salute, compatibilità fisica e caratteristiche genetiche.

  4. L’ovodonazione è legale ovunque?
    La legalità varia a seconda del paese. In alcuni è completamente legale, in altri è soggetta a restrizioni o addirittura proibita.

  5. Quali sono i rischi per la ricevente degli ovuli?
    I rischi includono reazioni agli ormoni usati, complicanze della gravidanza, e un leggermente aumentato rischio di ipertensione gestazionale e diabete gestazionale.

  6. L’ovodonazione influisce sulla genetica del bambino?
    Il bambino avrà il patrimonio genetico della donatrice degli ovuli, ma la salute e lo sviluppo possono essere influenzati dall’ambiente uterino della madre.

  7. Quanto dura il processo di ovodonazione?
    Il processo può durare diverse settimane, comprendendo la selezione della donatrice, la sincronizzazione dei cicli, la stimolazione ovarica della donatrice, e il trasferimento degli embrioni.

  8. Qual è il tasso di successo dell’ovodonazione?
    I tassi di successo variano ma sono generalmente più alti rispetto alla FIV tradizionale, specialmente in donne di età avanzata, a causa della qualità degli ovuli donati.

  9. È possibile scegliere il sesso del bambino con l’ovodonazione?
    In alcuni paesi è possibile la selezione del sesso per motivi medici, ma spesso la scelta del sesso per preferenza personale è illegale o eticamente dibattuta.

  10. C’è un limite di età per ricevere ovuli donati?
    Varia a seconda della clinica e del paese, ma generalmente si pone un limite di età per la ricevente per motivi di sicurezza e salute.

  11. L’ovodonazione richiede una terapia ormonale?
    Sì, la ricevente generalmente segue una terapia ormonale per preparare l’utero all’impianto dell’embrione.

  12. Come si sentono emotivamente le donne che ricevono ovuli donati?
    Le reazioni emotive variano. Alcune donne possono provare gratitudine, altre possono avere preoccupazioni riguardo la connessione genetica con il bambino.

  13. La donatrice degli ovuli ha diritti legali sul bambino nato?
    In genere no, la donatrice rinuncia a tutti i diritti legali sul bambino nel momento della donazione.

  14. È possibile incontrare la donatrice?
    Dipende dalle leggi e dalle politiche della clinica. In alcuni casi è possibile un incontro, in altri l’anonimato è obbligatorio.

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