Sindrome dell’ovaio policistico
La sindrome dell’ovaio policistico è una condizione di iperandrogenismo biochimico (androgeni periferici elevati evidenziati dagli esami di laboratorio) o clinico, accompagnato da irregolarità mestruali con anovularietà e infertilità. È la più comune sindrome responsabile di iperandrogenismo della donna. È una sindrome che si presenta nel 5-10% dei soggetti che giungono all’ambulatorio ginecologico per problematiche mestruali.
Per fare diagnosi di sindrome dell’ovaio policistico devono essere rispettati almeno 2 tra i seguenti segni, una volta escluse altre cause di irregolarità mestruali ed iperandrogenismo:
- Oligoamenorrea e/o anovularietà;
- Iperandrogenismo clinico e/o biochimico;
- Ovaie policistiche agli ultrasuoni (almeno 12 follicoli di diametro < 9 mm e/o volume > 10 cc).
È importante fare diagnosi differenziale con l’ovaio multifollicolare, condizione estremamente comune nelle prime fasi post-menarcali spesso associato ad irregolarità mestruali. In questo caso si ritrovano tante piccole cisti ovariche, generalmente di volume un po’ superiore e in numero inferiore a 12, ma soprattutto non disposte perifericamente in quanto occupano l’intera superficie ovarica. Questa è una condizione normale che si ritrova non solo nelle prime fasi della pubertà, in cui è molto frequente (dal 50 all’80% dei cicli nelle fasi iniziali sono anovulatori), ma anche in condizioni di stress eccessivo, da perdita di peso per anoressia nervosa o attività fisica intensa.
Endometriosi ovarica
L’endometriosi è una patologia in cui si assiste alla crescita di tessuto endometriale in sede ectopica, cioè al di fuori della sua sede normale. Queste cellule possono arrivare in molte regioni, più o meno vicine all’utero stesso, come:
- Il peritoneo: è la localizzazione più comune di malattia;
- Vescica;
- Intestino;
- Tube di Falloppio;
- Legamenti dell’utero;
- L’ovaio.
La forma di endometriosi ovarica è tra le forme più frequenti, soprattutto vista l’estrema vicinanza anatomica tra le ovaie e l’utero.
L’endometriosi ovarica si presenta con cisti di dimensione variabile ricche di materiale denso (cisti a cioccolato), che non è altro che sangue in diverse fasi di degradazione. Sono generalmente monolaterali e vanno trattate chirurgicamente quando superano i 4 cm.
I sintomi dell’endometriosi dipendono spesso dalla zona in cui questa si presenta, ma nella maggior parte dei casi, le donne affette lamentano un forte dolore pelvico in prossimità delle mestruazioni.
L’infertilità nasce sia su base meccanica, perché le sequele aderenziali possono causare ostruzione tubarica o possono ancorare le tube e rendere difficile la captazione della cellula uovo da parte del padiglione tubarico, sia per alterazione funzionale della motilità tubarica per via dell’infiammazione generale.
Nel caso specifico della forma ovarica, invece, l’infertilità sembra essere maggiormente legata ad una riduzione della riserva follicolare e della quantità degli ovociti prodotti.
La diagnosi si basa sulle manifestazioni cliniche, può essere confermata dalla visione diretta laparoscopica anche se non viene più considerata necessaria per iniziare una terapia medica se la sintomatologia è chiara. La cisti endometriosica è facilmente riconoscibile durante l’ecografia per la presenza degli agglomerati di sangue, appare come una formazione sferica ovoidale con pareti sottili.
Insufficienza ovarica prematura
Questa è una patologia che vede alla base un meccanismo eziologico completamente diverso; infatti, si ha in genere una riduzione o completa assenza di follicoli. Le ovaie, quindi, cessano le sue funzioni ben prima dei tempi usuali, inducendo la menopausa prima dei 40 anni.
Nella maggior parte dei casi, la malattia esordisce senza riuscire a riconoscere una causa certa, mentre in una minoranza di casi può essere attribuita a cause genetiche, autoimmunitarie, endocrinologiche o legata a precedenti trattamenti chirurgici o chemio-radioterapici.
La diagnosi si effettua principalmente basandosi sugli esami ecografici della conta follicolare, ma possiamo usare, in aiuto, anche prove ormonali come la conta di FSH, LH, estradiolo e ormone antimulleriano.
Neoplasie ovariche
Il tumore dell’ovaio è il quarto tumore femminile per frequenza, ma da solo è responsabile del maggior numero di morti tra tutti i tumori ginecologici.
In genere, il tumore dell’ovaio passa inosservato per molto tempo, rendendosi evidente solo in stadi avanzati, quando ormai la prognosi è cattiva. In alcuni casi si possono presentare sintomi molto sfumati e poco caratteristici come dolore addominale o pelvico, sensazione di pesantezza, perdita di peso, anomalie mestruali.
Impatto delle patologie ovariche sulla fertilità
Tutte queste patologie, in maggiore o minore entità, impattano sulla possibilità di avere una gravidanza, alterando la funzione dell’ovaio stesso. Per questa ragione, se non si adottano contromisure efficaci e tempestive, si può arrivare alla sterilità irreversibile.
Oggi, ancor più che nel passato, in presenza di questi quadri patologici complessi, è possibile offrire alle coppie alternative valide, che danno loro la possibilità di aggirare queste problematiche, potendo diventare comunque genitori, una volta superata la fase critica della malattia.
Si può, infatti, ricorrere a trattamenti di induzione dell’ovulazione, nei casi generalmente più lievi, fino all’impiego di trattamenti di fecondazione assistita o in vitro (FIV). Se fosse necessario invece, preservare la fertilità della donna in vista di un tentativo futuro, come quando ci si deve sottoporre a terapie chirurgiche radicali o a terapie antitumorali, si può effettuare il prelievo degli ovociti o della corteccia ovarica e conservarli tramite congelamento o vitrificazione.