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Differenze tra fecondazione omologa ed eterologa

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Dott.ssa Priscilla Andrade

Ginecologa presso Clinica Fertilab Barcelona

Le moderne tecnologie e i passi avanti fatti in campo medico permettono al giorno d’oggi a moltissime coppie di coronare il loro sogno di diventare genitori, anche se di fronte a condizioni di infertilità. Il tutto grazie, in particolar modo, ai percorsi di procreazione medicalmente assistita (PMA) resi quanto più personalizzati possibile.

La fecondazione omologa ed eterologa sono i due principali pilastri su cui fare affidamento.

Per fecondazione omologa si intende una tecnica di PMA che prevede l’accrescimento ed un eventuale impianto in utero di un embrione ottenuto con l’uso di spermatozoi e ovuli appartenenti alla coppia che desidera il bambino.

Al contrario, la fecondazione eterologa ha bisogno dell’uso di donatori esterni alla coppia stessa nel caso in cui uno o entrambi i richiedenti siano affetti da una condizione di sterilità irreversibile che non permette un prelievo adeguato oppure abbiano una patologia genetica che non vogliono trasmettere al nascituro.

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Se l’infertilità colpisce solo la donna si parla allora di ovodonazione, mentre se colpisce l’uomo di fecondazione eterologa maschile.

Purtroppo, in Italia, a causa della normativa vigente, i donatori di gameti sono molto pochi, soprattutto se si parla di donatori femminili, considerando anche che per ottenerli è necessario sottoporsi a percorsi di stimolazione ovarica, che può risultare anche abbastanza pesante. Per questa ragione, è possibile anche affidarsi a centri esteri, come la nostra clinica Fertilab Barcelona.

Una volta ottenuti comunque i gameti, tutto il resto del percorso, dalla stimolazione ovarica all’impianto in utero, è uguale tra la fecondazione omologa ed eterologa.

 

Come scegliere tra fecondazione omologa ed eterologa?

Scegliere l’impiego dell’una o dell’altra non è affatto semplice e non può essere una decisione presa senza una motivazione medica specifica. Per questo motivo, saranno gli stessi professionisti medici a consigliare l’una o l’altra, dopo un attento studio della singola persona, in modo da creare il percorso più personalizzato possibile.

Il primo passo è eseguire un’accurata anamnesi, che permetta di dare tutti i dati possibili riguardo passati tentativi (naturali e non), cause di infertilità già note, età dei richiedenti e altri possibili fattori di rischio presenti.

Superato questo primo punto, è bene poi intraprendere l’iter diagnostico, con una batteria di esami ormonali (LH, FSH, estradiolo e ormone antimullerano) e strumentali, come l’ecografia per esempio. È possibile poi effettuare la conta della riserva ovarica nella donna o uno spermiogramma nell’uomo, così da verificare la qualità e il numero dei gameti.

In generale, comunque, la fecondazione omologa è applicabile in tutti quei casi in cui è presente:

  • un’infertilità maschile di grado lieve o moderato;
  • disfunzioni sessuali;
  • ripetuti tentativi di concepimento per più di due anni non andati a buon fine;
  • in caso di disfunzioni ovulatorie o di infertilità idiopatica cioè senza causa nota.

In genere si arriva all’eterologa quando l’omologa non è stata d’aiuto, per dimostrata sterilità permanente e non trattabile di uno dei partner o dopo diversi insuccessi.

Possono accedere all’eterologa le donne che hanno disturbi ormonali e non rispondono adeguatamente alla stimolazione ormonale, oppure quelle in età medio-avanzata che hanno una ridotta o assente riserva ovarica o se portatrici di un difetto genetico. Per quello che riguarda gli uomini, la donazione del seme è raccomandata in caso di seria alterazione dei parametri seminali (azoospermia, oligoastenozoospermia severa), fallimento di ICSI precedenti o se è portatore di una malattia genetica.

Una forma particolare ma altrettanto importante di fecondazione omologa è quella che riguarda il prelievo di ovociti e la loro crioconservazione: in questo caso, infatti, si tratta a pieno titolo di una forma di fecondazione omologa, in cui i gameti (in questo caso gli ovociti) vengono prelevati dalla stessa paziente.

La differenza sostanziale rispetto alla classica forma omologa è che, in questo caso, le fasi di sviluppo e accrescimento in vitro, la selezione e il successivo impianto in utero, non avvengono contestualmente alla stimolazione e al prelievo, ma solo in un secondo momento, in alcuni casi anche a distanza di anni.

Le situazioni in cui è possibile ricorrere a questa specifica metodica sono molto selezionate: si tratta soprattutto di donne affette da gravi patologie ginecologiche, come lesioni tumorali che necessitano interventi chirurgici o chemio/radioterapici. Lo scopo è quello di “congelare nel tempo” la fertilità della donna, dando la possibilità di applicare in totale tranquillità le terapie adatte (che altrimenti avrebbero causato una sterilità irreversibile) e poi effettuare l’impianto quando le condizioni ritorneranno adeguate.

È possibile, inoltre, effettuare un trattamento combinato: nei casi in cui la stimolazione ovarica ha prodotto numerosi ovociti maturi, la donna può scegliere di utilizzarne una parte per un tentativo immediato e di congelare gli altri, preservandoli per il futuro. Questo può essere sfruttato nell’eventualità di un fallimento del primo tentativo o nel caso in cui la coppia desiderasse una seconda gravidanza, ma risparmiando un’altra seduta di stimolazione ormonale e di conseguente prelievo.

Autore
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Dott.ssa Priscilla Andrade

Ginecologa presso Clinica Fertilab Barcelona

Data di pubblicazione
17 Novembre 2022
Data di aggiornamento
23 Novembre 2022

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